Governo alla prova sul caso Bonafede, renziani in pressing su Conte | Di Maio a News Mediaset: maggioranza compatta
In pochi credono che Renzi arriverà fino a questo punto. Ma i numeri risicati della maggioranza e il rischio di un incidente contribuiscono ad agitare la vigilia. Boschi entra a Palazzo Chigi due volte nella stessa giornata. Prima incontra il capo di gabinetto del premier, Alessandro Goracci, per consegnargli le proposte di Iv, poi viene ricevuta da Conte. E, secondo fonti renziane, registra “passi in avanti” sul piano shock per le infrastrutture (un tema su cui la maggioranza concorda ma che gli alleati non vogliono ‘lasciare’ a Renzi in un decreto ad hoc) e sul Family act.
Ma sulla Giustizia, aggiungono, si attende ancora “un segnale”. Il che vuol dire, secondo diverse fonti di maggioranza: rimpasto. Boschi al posto di Bonetti? E’ una delle ipotesi in circolazione. Un ministero ad hoc, sarebbe la richiesta dei renziani. In maggioranza c’è chi è contrario a concedere tanto. E nel M5s è opinione diffusa che, qualsiasi cosa si conceda, Renzi non smetterà la sua guerriglia per logorare il governo e farlo cadere.
Intanto però mentre Bonafede scrive il suo intervento
e registra “attestati di stima”, non si smina la vigilia del voto. Iv
si riunira’ in assemblea per decidere, solcata da due tendenze, una
governista e una barricadera: “Saremo compatti”, assicurano. Tra le
ipotesi c’è anche l’uscita dall’Aula. Ma i numeri sono talmente “corti”,
che l’incidente è dietro l’angolo. Gli ultimi conteggi accreditano tra i
150 e i 151 voti per la maggioranza senza Iv e 144 per la mozione
presentata da Emma Bonino per +Europa con Azione e Fi. E’ questo il voto
che impensierisce, piu’ di quello sulla mozione unitaria del
centrodestra. Perché potrebbe attrarre, oltre ai 17 senatori di Iv (ma
nel gruppo ci sono opinioni diverse), anche 5 o 6 senatori del Misto
considerati incerti, tra cui ex M5s come Ciampolillo e Giarrusso, e poi
nomi come Pier Ferdinando Casini e Tommaso Cerno. I socialisti,
rappresentati al Senato da Riccardo Nencini (in quota Iv), chiedono le
dimissioni del ministro pena il voto di sfiducia.
In serata Andrea Marcucci riunisce i senatori Pd ed
emerge in effetti malcontento per come lavorano, senza consultare gli
alleati, sia Bonafede che la titolare della scuola Lucia Azzollina. “Il
metodo di Bonafede non ci piace”, dice Marcucci. Ma da qui a votare la
sfiducia ce ne passa. “Non ci sono motivi né di merito né di metodo, ma
superata questa fase – dicono dal Pd – serve un cambio di passo con
riforme di giustizia penale, civile, del Csm e dell’ordinamento
penitenziario”. M5s intanto fa quadrato. Se si apre la crisi, si va a
votare, dicono dal Pd. Ma “la mozione sarà largamente respinta”, dice il
ministro M5s Federico D’Incà.
Caso Bonafede, i numeri della maggioranza a Palazzo Madama
TGCOM
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