Aiuti di stato alle imprese: la Germania può spendere 1000 miliardi, l’Italia 300

di Milena Gabanelli e Fabrizio Massaro

Produzione di ventilatori polmonari: è l’impegno con il quale il 16 aprile scorso la Elemaster di Lomagna (Lecco) ha ottenuto 1,5 milioni di euro dal governo italiano per ampliare gli impianti. Si tratta di un aiuto di Stato, vietato dall’Europa, ma oggi consentito da Bruxelles per rispondere alla crisi dovuta al blocco delle attività economiche per contrastare la diffusione del virus. Le regole sono uguali per tutti, ma con effetti profondamente diversi a seconda della forza dei singoli Paesi. Da metà marzo la Commissione Ue può autorizzare cinque tipi di sostegno statale per l’emergenza Covid-19: 1) sovvenzioni dirette e agevolazioni fiscali fino a 800 mila euro per impresa «per far fronte alle urgenti esigenze di liquidità»; 2) garanzie statali sui prestiti bancari; 3) prestiti pubblici a tassi agevolati; 4) aiuto alle banche per finanziare le imprese; 5) assicurazione del credito all’esportazione a breve termine. Nuove regole che valgono per tutto il 2020.

La Germania può indebitarsi per 1000 miliardi

Al 12 maggio l’Ue aveva autorizzato aiuti di Stato per oltre 1.940 miliardi di euro. Tradotto: la Germania può spendere quasi mille miliardi per aiutare le sue imprese, la Francia circa 350 miliardi, l’Italia circa 300. Seguono il Regno Unito, i cui aiuti pesano per il 4% del totale (80 miliardi), il Belgio con il 3% (77 miliardi), mentre «gli aiuti notificati da altri paesi sono stimati tra lo 0,1% e il 2,5% del totale». Come spiegano dalla Commissione, le richieste di autorizzazione agli aiuti dipendono dalla situazione dei bilanci dei singoli Stati: chi è più forte e meno indebitato può permettersi di aiutare di più le proprie imprese di quanto possono fare gli Stati più piccoli o con un debito elevato.

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