Il Paese dei bonus

di Daniele Manca

L’Italia è un Paese che ha bisogno di un «rilancio». E Decreto Rilancio è appunto
il nome che il governo ha scelto per il provvedimento che dovrebbe (teoricamente) intervenire in tutte le situazioni di sofferenza. Ma al di là della denominazione, quale Italia viene disegnata da queste nuove misure?

Questa volta non ci dovrebbero essere tetti a tenuta stagna per la spesa.
La possibilità di indebitarsi è più che garantita; e questo grazie alla Banca centrale europea (ma nessuno ha reso ancora abbastanza merito a Mario Draghi e a Christine Lagarde che ne prosegue l’opera). Coerentemente è stato sospeso il Patto di stabilità; e al di là di singoli egoismi nazionali, sta prevalendo l’idea che l’Unione Europea possa superare la crisi solo agendo in modo coordinato. C’erano e ci sono tutte le condizioni perché questa tremenda emergenza sanitaria con il suo tragico carico di vittime potesse fare anche da spinta a recuperare i mille ritardi del Paese. A disegnare un’idea di Paese. Non è così. Non vengono indicate priorità. Ogni misura si affianca all’altra nel tentativo di creare un giustificato ombrello sotto il quale chiunque possa sentirsi in qualche modo aiutato. Si passa dal voucher vacanze agli aiuti alle compagnie aeree, dall’agricoltura all’ecobonus passando per imprese, bonus baby sitter e smart working. Uno scaffale di provvedimenti di ogni genere nel quale accontentare tutti, da chi ne ha davvero bisogno fino alle lobby più insistenti. Giustissimo il sostegno alle persone, alle famiglie. Ma ancora una volta prevale il sapore dello Stato paternalista. Un bonus per ognuno, un voucher per ogni esigenza. Ma l’Italia del futuro non può e non deve essere soltanto quella dei redditi d’emergenza e di cittadinanza. Nel supermercato di misure doveva e deve essere ritrovato il filo di un Paese che ha visto nell’assistenzialismo fine a se stesso uno dei suoi grandi limiti. Sarebbe ed è l’occasione anche culturale di ridefinire un’Italia che negli ultimi anni è andata sfilacciandosi e frammentandosi. Si pensi alle scuole. Dovranno rimanere chiuse, probabilmente, per lunghi periodi.

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