Coronavirus, App Immuni: ecco come funziona (e i dubbi che restano). La corsa per essere pronti il 18 maggio

Il modello di Apple e Google

La scelta del modello decentralizzato di Apple e Google e quanto deciso finora (al netto di modifiche in corsa) ci dicono qualcosa su come funzionerà in più su come funzionerà l’app e sul modo in cui dialogherà con il server, che secondo quanto anticipato ieri da Pisano dovrebbe essere ospitato dalla società pubblica del ministero dell’Economia Sogei, mentre PagoPa si occuperà del coordinamento tecnologico.

Come funziona

Quindi: prendiamo un utente ipotetico, Roberto, che a fine maggio scarica l’app volontariamente e gratuitamente ed esce di casa. Nel tragitto per andare in ufficio e durante la giornata lavorativa, l’app si accorge degli altri dispositivi che l’hanno scaricata e che si trovano nelle vicinanze e scambia con loro codici casuali che cambiano frequentemente e vengono salvati nella memoria interna di tutti i dispositivi coinvolti. Se Roberto dovesse poi fare un test e rivelarsi positivo al virus, l’operatore sanitario che gli comunicherà l’esito lo inviterà a selezionare l’opzione Carica dati sulla sua app per generare una stringa numerica. La stringa andrà inserita dall’operatore sanitario in un’interfaccia gestionale dedicata e il codice (anzi, i codici, perché cambiano di continuo) emessi da Roberto verranno caricati sul server. A quel punto, tutti gli smartphone con l’app a bordo sapranno se hanno incontrato Roberto, senza sapere chi è, perché scaricano periodicamente i codici degli infetti dal server. Chi è stato a contatto con Roberto entro due metri e per più di 15 minuti (contatti stretti) o meno di 15 minuti (contatti causali) riceverà una notifica. Quello che succede dopo va definito nel dettaglio e sarà fondamentale per l’effettiva utilità dell’operazione: chi è a rischio riceverà solo indicazioni su come comportarsi del ministero della Salute? Dovrà contattare le Asl? Avrà accesso a un tampone? Ce ne saranno abbastanza?

Il diario clinico e la teleassistenza

L’intenzione, sempre nell’ottica di rispondere a queste domande in modo tempestivo, è introdurre in un secondo momento sia un diario clinico per tenere traccia dei sintomi sia un sistema di assistenza in remoto. Non è escluso che vengano proposti su un’altra app, visto che si tratterebbe anche di interazioni dirette con i cittadini e non più della sola circolazione di codici anonimi.

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