Fase 2, così vicini così lontani

Montecitorio

Guardate questa immagine, a buon diritto la foto di giornata. Alla Camera, mentre si votava il Cura Italia, i parlamentari, ligi nell’indossare le mascherine, erano però seduti un po’ troppo vicini, senza rispettare il metro di distanza. E questo è accaduto perché erano troppi. Detta in breve: è saltato, nel gioco d’Aula dell’opposizione, quel gentlemen agreement in base al quale, per ragioni di sicurezza, ogni gruppo fa partecipare solo un po’ di deputati. E il risultato è che, a colpo d’occhio, l’impressione è quella di una seduta normale, se non fosse per le mascherine. Proprio alla vigilia dell’allentamento del lockdown. Dopo cinquanta giorni di dibattito su voto elettronico, necessità di garantire sicurezza e operatività, il luogo della sovranità popolare dà un’immagine di disordine, nel momento in cui si chiede agli italiani di tornare gradualmente alla normalità in modo ordinato nei luoghi di lavoro.

È solo un esempio, un dettaglio, ma assai rivelatore del senso della fase. E della difficoltà di fondo che emerge: più si avvicina la deadline della fuoriuscita dal coprifuoco, più la sensazione è che le cose si complicano, esattamente il contrario di quel che dovrebbe accadere. E si complicano perché finisce il periodo segnato da un principio di severa autodisciplina che gli italiani, come popolo, hanno incarnato meglio della loro classe dirigente. La verità è che il lockdown lo ha applicato e tenuto il popolo, con un comportamento esemplare, nonostante il disordine istituzionale della sua classe dirigente: sindaci, governatori, governo.

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