Evviva il 25 Aprile, ma… Forse si poteva seguire l’esempio del Papa
di Gian Antonio Stella
«Avevamo vent’anni e oltre il ponte / Oltre il ponte che è in mano nemica / Vedevam l’altra riva, la vita, / Tutto il bene del mondo oltre il ponte…». È impossibile risentire la canzone di Italo Calvino e Sergio Liberovici senza un groppo in gola. Tanto più dopo le immagini dei camion con le bare di tanti anziani che a vent’anni parteciparono alla guerra ai fascisti e nazisti e sono stati ora spazzati via dalla pandemia. Senza un’anima che li accompagnasse al camposanto. Proprio per questo, quei ragazzi e quelle «ragazze dalle guance di pesca» che lottarono per ridare all’Italia la libertà perduta sotto il Duce meritano davvero oggi il più grande, imponente, commosso 25 aprile della storia. E sarebbe bellissimo se tutti i balconi traboccassero di bandiere tricolori gonfie d’amore per il nostro Paese. Un amore non guerresco, muscolare, rancoroso. Ma mite, sobrio, intimo come i grandi amori sanno essere. La stessa «rete», mai tanto benedetta come in questi giorni, può diventare immensamente più grande di Tienanmen.
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