Mes, la cautela del governo non esclude il sì al Fondo salva Stati
di Massimo Franco
La cautela di Giuseppe Conte sul cosiddetto Fondo salva-Stati (Mes) sembra preparare un sì del governo, e non un rifiuto. E il riferimento critico alle «opposte tifoserie» che rischiano di spaccare l’Italia sul Mes è l’ammissione di un dibattito drogato dall’ideologia e dallo strumentalismo. Dire, come ha fatto il premier in Senato, che bisognerà esaminare benela «nuova linea di credito», già accettata dalla Spagna, misurando con attenzionele condizioni che pone il prestito per coprire parte delle spese sanitarie dovute alla pandemia, significa di fatto abbassare i toni; e far capire agli alleati europei che la preclusione italiana sul Mes, per quanto amplificata dalle opposizioni e dai settori grillini della maggioranza, non sarà tale: anche da parte di Conte, che sembra mantenere una diffidenza quasi per dovere d’ufficio e per arginare l’estremismo del M5S.
D’altronde, per quanto possa sorprendere, tra i Cinque Stelle c’è chi descrive l’opposizione al Fondo salva-Stati citando l’odiato Mario Monti: lì dove l’ex premier spiega l’ostilità pregiudiziale col fatto che il Mes è stato raccontato talmente spesso come un mostro, da rendere impossibile adesso una narrativa meno emotiva. In realtà, almeno nell’ala governativa del Movimento si guarda al meccanismo con maggiore laicità, sostenendo che è già cambiato rispetto a mesi fa; e lasciando capire che ci potrebbe essere anche un tormentato via libera, quando in Parlamento si arriverà «al momento della verità». Una spaccatura nel M5S non è da escludersi , ma diventa sempre più chiaro che il rapporto con l’Europa e la Bce ha i controni dell’inevitabilità.
Senza gli interventi della Banca centrale europea, lo spread, la differenza tra interessi sui titoli di Stato italiani e tedeschi, già a livelli preoccupanti, sarebbe esploso. E si sarebbe riproposta la «sindrome del 2011», che costrinse a passare in fretta e furia dal governo di Silvio Berlusconi a quello del «tecnico» Monti, per evitare il collasso del sistema finanziario. L’esigenza di attenuare i toni sul Mes da parte di Conte nasce su questo sfondo di forte allarme. Fa apparire le voci di un veto italiano al Consiglio europeo sul Mes come una tentazione pericolosa e velleitaria di un governo che deve trovare alleanze e non isolarsi su posizioni di retroguardia ideologica: lo emarginerebbe anche rispetto a nazioni oggi più vicine come Francia e Spagna.
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