Un pacchetto di regole semplici e uguali per tutti

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

La grande paura forse è un po’ meno grande. La paura di soffrire e di perdere tutto, la propria vita e gli affetti più cari. Il nemico sconosciuto, che ha scelto l’Italia come avamposto in Europa e ha insediato in Lombardia il suo quartier generale, ha cominciato ad allentare la presa. La curva del contagio scende, anche se non con la velocità che tutti noi vorremmo, stremati come siamo dal conteggio straziante dei morti. Il tunnel è ancora lungo, ma sono giorni che il nostro Paese ha iniziato a vedere la luce. E la domanda che anima i pensieri e le conversazioni di ciascuno, a tutti i livelli sociali e in tutte le regioni, si può riassumere in due semplici parole: «E adesso?».

La grande paura del presente ha lasciato il posto alla grande incertezza sul futuro. E la voglia degli italiani di entrare nella «nuova normalità» che li attende, mal si concilia con la lentezza decisionale di una maggioranza di governo che, ormai da settimane, si trova a dover fronteggiare, oltre alle divisioni interne e ai contrasti con le opposizioni, anche le frenate e le accelerazioni dei presidenti di Regione. Molto si è scritto e polemizzato sulla «via lombarda alla libertà» indicata dal governatore leghista Attilio Fontana e hanno ragione quei ministri che continuano a invocare collegialità su materie a dir poco sensibili come la salute, il lavoro e la sicurezza dei cittadini. Ma appare legittimo a questo punto chiedersi quale possa essere «la via italiana alla libertà».

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