Sul Mes servono tre chiarimenti dall’Europa, uno dall’Italia

Il dibattito se ricorrere al Meccanismo Europeo di stabilità (Mes) per fronteggiare gli effetti della pandemia Covid-19 è diventato centrale in Italia, mettendo in secondo piano gli altri deliberati dell’Eurogruppo del 9 aprile che si trovano nel “Rapporto sulla complessiva risposta di politica economica alla pandemia del Covid-19”. Sembra così che il Consiglio europeo del 23 aprile riguarderà solo l’Italia e il Mes!

Un dibattito riduttivo per una vera strategia.

Sarebbe un errore perché estrarre dal Rapporto dell’Eurogruppo solo il tema Mes farebbe dimenticare che altri – Bei e Sure – sono previsti, ma vanno potenziati. Della Bei ho spesso trattato spiegando che ha enormi potenzialità inespresse. Per gli interventi della Commissione europea la presidente Ursula von der Leyen nel suo intervento al Parlamento europeo ha sottolineato più volte l’importanza di potenziare gli investimenti pubblici e privati, magari potenziando e finalizzando meglio il bilancio europeo su 5 anni (2021-2025). Ci potrebbe inoltre essere anche il “Recovery Fund” citato dall’Eurogruppo. Tutto è in movimento e allora bisogna avere una strategia ampia. Il Governo italiano ce l’ha?

Il ricorso al Mes: qualità e quantità.

Con queste avvertenze limitiamoci qui al paragrafo 16 sul Mes del citato Rapporto Eurogruppo, che sarà proposto per deliberazione il 23 aprile prossimo al Consiglio Europeo. Nello stesso si stabilisce che per accedere alla linea di credito del Mes, lo Stato richiedente deve impegnarsi a utilizzare i fondi erogati esclusivamente per le spese sanitarie dirette e indirette, incluse cure e prevenzioni, legate alla crisi Covid-19. Il tetto massimo erogabile sarebbe pari al 2% del Pil 2019 dello Stato richiedente, somma che per l’Italia si aggira sui 36 miliardi, la cui gestione sarebbe regolata dallo statuto Mes. La linea di credito viene resa disponibile fino alla risoluzione della crisi Covid-19. Per l’Italia sarebbe una somma importante, ma taluni temono che la vigilanza del Mes e di altri soggetti istituzionali dell’Ue si trasformi in un “commissariamento surrettizio” dell’Italia invece di limitarsi al necessario controllo dell’uso appropriato e rigoroso del credito concesso.

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