Meno male che chiusi con noi ci sono i bambini

di FRANCESCO MERLO

È sempre speciale guardare un bambino, anche se è la mamma che gli accende la telecamera per mostrare al mondo il suo disagio. I bambini infatti sono veri anche quando recitano. Perciò il video, che qui vi proponiamo, è un documento, non una fiction. Racconta, infatti, meglio di noi giornalisti, e con la verità che i nostri scrittori ancora non acchiappano, la carcerazione dell’Italia. Noi per pudore la chiamiamo lockdown, ricorriamo cioè all’inglese, non per la solita esterofilia del “tu vo fa l’americano”, ma per segnare una distanza da un concetto brutale. Questo bel bimbo siciliano invece non la chiama in nessun modo, non nomina la violenza che lo domina. Non la capisce, vorrebbe rifiutarla, e chiede aiuto per evadere.

Perché non andare dal nonno? Pretende dunque dalla mamma una valigia per il suo viaggio veloce che è un altro simbolo che tutti abbiamo perduto. Non vuole uno zaino e non dice “trolley”, che è il bagaglio a mano con le ruote, ma dice “valigia” che è un oggetto ben più solenne e capiente: “Io preparo le mie cose e tu mi fai la valigia” propone alla mamma. Per lui, la vita chiuso in casa è un’insopportabile frenesia senza nome, un’agitazione del corpo: sbuffa, si lamenta, dice di non poterne più e alla fine, per protesta, si carcera davvero. Si nasconde infatti dietro una tenda, vuole stare da solo e al buio, che è l’ aggravio di pena che si auto infligge: “È così che mi volete?”.

Coronavirus, lo sfogo del bimbo è irresistibile: “Mamma, non ce la faccio più, preparo la valigia”

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