Il virus nell’aria e la sua diffusione Anche l’Oms sta rivedendo le norme sulle mascherine

di Cristina Marrone

Il virus nell'aria e la sua diffusione Anche l'Oms sta rivedendo le norme sulle mascherine

L’Organizzazione mondiale della Sanità sta prendendo in seria considerazione gli ultimi studi scientifici sulla diffusione del coronavirus nell’aria e si è detta pronta a rivedere le linee guida sulle mascherine. David Heymann, responsabile del gruppo di lavoro che si occupa del tema all’Oms ha dichiarato alla Bbc che «stiamo studiando le ultime evidenze scientifiche e una nuova ricerca potrebbe portare a un cambiamento nelle linee guida sulle mascherine». Anche i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) negli Stati Uniti stanno spingendo per estendere l’uso delle mascherine a tutta la popolazione e ci si aspetta che lo il presidente Trump accolga i suggerimenti dei Cdc, almeno per lo Stato di New York pesantemente colpito dall’epidemia.

Lo studio chiave

Lo studio a cui si riferisce l’Oms e che sta mobilitando un po’ tutte le autorità sanitarie mondiali è quello pubblicato su Jama e condotto da Lydia Bourouiba del Massachusetts Institute of Technology MIT di Cambridge e anticipato qualche giorno fa dal Corriere. La ricerca ha indagato la velocità, la permanenza in aria e distanza percorsa dalle goccioline di saliva emesse da pazienti che possano trasmettere malattie invettive come l’attuale COVID-19. È emerso che uno starnuto crea una nuvola sia di goccioline che può arrivare fino a 8 metri di distanza. Le goccioline emesse con starnuti e tosse di persone infette possono viaggiare fino a due metri e poi cadono per la forza di gravità. L’aereosol, che sono goccioline più piccole, può però restare sospeso in aria e raggiungere distanze maggiori come ha chiarito questo studio. «Non creiamo però troppa agitazione – avverte il virologo Fabrizio Pregliasco – perché è vero che gli studi indicano una potenzialità di dispersione ambientale maggiore ma parliamo sempre di ambienti chiusi e contesti ospedalieri. All’aperto non ci sono pericoli».

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