Coronavirus, il Papa prega nella piazza vuota: «Ti imploriamo Dio, non lasciarci nella tempesta»

di Gian Guido Vecchi

Coronavirus, il Papa prega nella piazza vuota: «Ti imploriamo Dio, non lasciarci nella tempesta»

CITTÀ DEL VATICANO — «Signore, ci chiami a cogliere questo tempo di provacome un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri».

Il Papa ha l’aria assorta, la voce un po’ affannata. Ciò che accade a San Pietro non ha precedenti nella storia. Francesco sta da solo sul sagrato della basilica, in diretta planetaria, davanti a sé la piazza vuota. Il crepuscolo rischiarato dal fuoco dei bracieri, canti e preghiere che risuonano nel silenzio. «Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio». È questo il tempo di trovare «nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà», scandisce: «Nessuno si salva da solo». Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «Che tutti siano una cosa sola». Il Papa ha voluto venire qui e pregare per la fine della pandemia e pronunciare solennemente la benedizione Urbi et Orbi, con relativa indulgenza plenaria, che di solito i pontefici scandiscono solo nel giorno dell’elezione, a Natale e a Pasqua. Si è raccolto in preghiera davanti alla «Salus Populi Romani», l’icona bizantina della Madonna portata qui da Santa Maria Maggiore, e poi di fronte al Crocifisso di San Marcello, ritenuto miracoloso nella devozione popolare, che nel 1522 attraversò le strade di Roma perché finisse la «Grande Peste».

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