Burocrazia e pauperismo: doppio freno per il dopo

di Angelo Panebianco

È giusto, lo si è sempre fatto. Nel mezzo di sventure collettive (guerre o pandemie) non si può non pensare al dopo, a quando tutto questo finirà. Hanno probabilmente ragione quelli che ritengono che, nonostante i duri effetti della recessione economica indotta dall’epidemia, ci sarà un nuovo inizio, un «nuovo dopoguerra», subentrerà, per qualche tempo, uno stato di diffusa euforia. Sarà forse uno stato di euforia simile quello simboleggiato dalla foto del marinaio che bacia l’infermiera a Times Square dopo l’annuncio della fine della Seconda guerra mondiale. Ciò non riguarderà purtroppo i tanti che in questa vicenda hanno perso parenti e amici. Ma, come è naturale che accada, i sopravvissuti alla catastrofe assaporeranno di nuovo il piacere di vivere. Magari nei mesi che seguiranno la conclusione dell’emergenza persino gli italiani ricominceranno a fare figli. Dopo quella della mia generazione ci sarà forse un’altra ondata di boomers (come ci chiamano i giovani). A conferma del fatto che si fanno figli non perché ci sono i «servizi sociali», si fanno figli perché si scommette sul futuro.

Ci sarà un’esplosione di energia sociale oggi repressa. Un nuovo boom economico è possibile e, plausibilmente, riguarderà soprattutto i territori che hanno pagato un alto prezzo. Si chiama «effetto fenice». Però è bene stare in guardia, non cullarsi nell’idea che tutto ciò automaticamente ci riguarderà (solo perché abbiamo avuto, almeno fino ad oggi, la sventura di essere fra i più colpiti al mondo). Nelle fasi di grande ripresa economica non tutti i Paesi riescono a beneficiarne. Dobbiamo stare attenti, le nostre storiche magagne, che non sono affatto scomparse con la pandemia, potrebbero «mettersi di traverso», impedirci di beneficiare a pieno del probabile boom post-epidemia. Fra le tante cito due di queste magagne: la zavorra burocratica e l’ideologia pauperista. È sbagliato pensare che i grandi intralci che la burocrazia pone alle attività economiche siano dovuti solo all’ottusità.

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