Coronavirus, perché lo Stato non può fermarsi

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di   Sabino Cassese |

Lo Stato non chiude per malattia. L’Italia è ora necessariamente divisa in due. Un parte chiusa in casa dal coprifuoco (per i più giovani: il divieto delle autorità militari di uscire da casa in certe ore della sera e nella notte e l’ordine di spegnere o non far trapelare luci, per ragioni belliche), in forzata attesa o al lavoro a distanza. Un’altra sul posto di lavoro, perché senza di essa non si andrebbe avanti.

La Costituzione non tollera discontinuità, interruzioni, pause. Non si arrende alle malattie. Finché non si riuniscono le nuove Camere, sono prorogati i poteri delle precedenti. In caso di guerra, la durata delle Camere può essere prorogata. I poteri del Presidente della Repubblica sono prorogati se le Camere sono sciolte. Il meccanismo stesso di rinnovo della Corte costituzionale fa sì che non ci siano interruzioni o pause. Per antica e simbolica tradizione, il ministro dell’Interno, a metà delle vacanze estive, il 15 agosto, si reca a visitare una sede delle forze dell’ordine: lo Stato non si ferma, non tollera ferie o malattie, in omaggio a uno dei suoi principi fondamentali, quello di continuità.

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