“Tra due settimane inizieremo a capire. Ma preoccupa l’Europa in ordine sparso”

Francesca Angeli

A che punto è l’emergenza Covid-19? È possibile fare previsioni? Lo abbiamo chiesto a Gianni Rezza direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.

Ieri la Protezione civile ha diffuso gli ultimi dati: in totale 27.980 e in Lombardia 14.649. una progressione esponenziale. Ma il numero degli attualmente positivi è in lieve calo.

Professor Rezza, 8 giorni fa è stato imposto un giro di vite sulle misure di contenimento. A che punto siamo? Possiamo prevedere il picco?

«È ancora presto per una previsione puntuale. Occorre aspettare una, anzi meglio due settimane. Non possiamo abbassare la guardia. Nella ex zona rossa, a Codogno, le cose vanno meglio. L’indice di trasmissione della malattia è sceso sotto l’uno. E l’R zero, ovvero il numero delle persone che un singolo positivo riesce a contagiare, scende se le persone evitano i contatti».

In Sudcorea e Singapore l’epidemia è stata contenuta prima e senza misure così drastiche. Cosa ha funzionato meglio?

«In Corea del Sud sono stati bravi a rintracciare la catena di trasmissione. Però per loro era più facile perché il contagio, il focolaio faceva riferimento a una setta ed è stato più facile individuare tutti gli appartenenti. Poi hanno fatto test a tappeto ed è stato possibile circoscrivere l’epidemia in breve tempo».

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