Coronavirus, cos’è l’immunità di gregge e perché potrebbe non funzionare

di CRISTINA NADOTTI

Una affermazione bestiale”, dice a Repubblica il virologo Fabrizio Pregliasco. Si riferisce a quanto detto dagli esperti del governo britannico che puntano all’immunità di gregge per arginare il coronavirus. Poco prima il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, aveva bollato la strategia come “una cosa assurda” e “ridicola”.

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Perché assurda, professor Pregliaso? Come funziona l’immunità di gregge?
“L’immunità di gregge si ha in quella situazione in cui un gran numero di persone sono immunizzate e / o vaccinate, nel caso appunto esista già un vaccino, contro un’infezione. A seconda di quante sono le persone immunizzate e a seconda dell’efficacia del vaccino, se c’è, queste persone che non possono ammalarsi e quindi non possono a loro volta contagiare altri fanno da barriera alla diffusione ulteriore del contagio” .

Quando è efficace affidarsi all’immunità di gregge?
“È la strategia che usiamo con le vaccinazioni universali. Per questo puntiamo ad avere il 95 per cento della popolazione vaccinata, ad esempio contro il morbillo, in modo da proteggere persone che per vari motivi non possono vaccinarsi. In ogni caso, ripeto, è una strategia che si usa quando esiste un vaccino, e per il coronavirus non c’è. Inoltre la percentuale di persone immunizzate utili a fare da barriera varia da malattia a malattia: in altre parole, ci sono malattie più contagiose, per le quali la percentuale di persone immunizzate deve essere più alta”

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