Tutto ciò che serve contro il virus (e la crisi)

Ma il punto importante è che l’intervento del governo sia incondizionato: «Nessuno dovrà perdere il proprio reddito a causa del virus». Se il decreto è deciso, credibile e a tappeto, le persone, in parte tranquillizzate, cambieranno di meno le loro abitudini di spesa. Un provvedimento a tappeto riduce l’incertezza e quindi anche la caduta dei consumi. Questo non è il momento dei pannicelli caldi ma di un intervento chirurgico deciso. I pannicelli caldi potrebbero costare molto di più.

Certo, il peso sul bilancio pubblico sarà comunque elevato. Ma chi critica il decreto del governo perché rischioso per la finanza pubblica non coglie l’importanza dei segnali e dell’effetto che essi hanno sul comportamento di famiglie e imprese. Proprio per questo motivo se il Parlamento, quando discuterà il decreto del governo, se lo volesse migliorare, dovrebbe rafforzarne la componente di «annuncio incondizionato», proprio come dice il ministro Gualtieri, eliminando quindi il limite dei circa 10 miliardi oggi scritto nel testo e sostituendolo con «Nessuno dovrà perdere il proprio reddito a causa del virus, costi quel che costi». Paradossalmente è proprio così che lo Stato potrebbe (forse) spendere di meno.

La situazione di emergenza in cui ci troviamo dimostra, a nostre spese, quale sia il costo del debito pubblico. Se non avessimo accumulato un debito di oltre il 130 per cento del Pil, per nessun valido motivo, in anni in cui l’economia cresceva, oggi potremmo, e dovremmo, spendere molto di più, e i risparmiatori cui chiediamo di finanziarci non sarebbero preoccupati.

Ma, pur senza scusare gli errori che abbiamo commesso in passato, non è questo il momento per l’Unione europea di porre vincoli. È il momento di sostenerci in tutti i modi possibili, e con questo tranquillizzare i mercati comunicando che l’Italia non è abbandonata a sé stessa. Senza contare che nonostante l’indifferenza e la scarsa lungimiranza di Francia, Germania e altri Paesi, il virus arriverà anche da loro, se non lo conteniamo con uno sforzo comune deciso e credibile, «Whatever it takes».

CORRIERE.IT

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