Perché issiamo il Tricolore

Alessandro Sallusti

Da oggi issiamo il tricolore sulla testata de Il Giornale. Una coccarda-coccola a questo nostro disgraziato ma meraviglioso Paese, oggi più che mai orgogliosi di essere italiani e di avere una classe medica di così alto livello.

Tifiamo per l’Italia intera perché deve essere chiaro che qui o ci salviamo tutti o non si salva nessuno.

Mi spiego. Speriamo che i focolai di Coronavirus non si allarghino e stiano confinati al Nord, la zona del Paese oggettivamente più attrezzata a gestire emergenze sanitarie e non solo per la qualità delle sue strutture. Mettiamo quindi che il Centro e il Sud, come ci auguriamo, escano sostanzialmente indenni dall’epidemia e dalle sue conseguenze. Sospiro di sollievo? Certo, ma al momento solo e non è certo poca cosa dal punto di vista sanitario. Per il resto, anche al Sud c’è poco da stare tranquilli, perché se su un convoglio si guasta la locomotiva, anche le carrozze sane finiscono la corsa: tutto il treno si ferma nello stesso istante e allo stesso modo.

Il motivo di questo rischio economico pandemico è semplice: in quattro regioni del Nord proprio quelle più colpite dal virus si concentra circa il 50% di occupati, produzione e consumi di tutta Italia. Che significa il 50% del monte tasse e altrettanto dei contributi previdenziali necessari per pagare le pensioni di tutti. Una montagna di soldi che viene incamerata dallo Stato e ridistribuita in tutta Italia per sostenere le zone del Paese più in affanno, in particolare il Sud.

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