Coronavirus, da dove nasce la paura degli italiani

di MICHELE BRAMBILLA

Qualche giorno fa un avvocato di cui non ricordo il nome, per conto di un’associazione di cui non ricordo il nome, ha denunciato alcuni quotidiani per procurato allarme, accusandoli di aver seminato il panico sulla faccenda del Coronavirus. Dare la colpa ai giornali, da sempre, è come dare la colpa al governo quando piove. Siamo un bersaglio facile. La mia prof di storia del giornalismo all’università diceva che quando Mussolini teneva i suoi primi comizi nel Forlivese la gente del posto, che lo conosceva bene, per metterlo a tacere gli gridava “Zurnalesta”. Cioè giornalista, e quindi contaballe per definizione.

“Giornalista’’ era, per il futuro Duce, peggio che traditore del socialismo, peggio che venduto ai padroni. Era l’offesa più grave, l’unica che lo metteva a tacere. Già allora, in un’Italia in cui a saper leggere erano in pochissimi, la categoria godeva di pessima fama. Con il passare degli anni la nostra reputazione è perfino peggiorata. “L’Italia assassinata dai giornali e dal cemento”, cantava De Gregori nel 1979. E forse qualche esame di coscienza ce lo dobbiamo fare.

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