Se fuori dall’europa si diventa camerieri

Alessandro Sallusti

Finalmente si comincia a capire qualche cosa della Brexit, cioè cosa vuole dire uscire dalla Comunità europea.

La prima certezza è che – essendo chiuse le frontiere per gli stranieri non qualificati e prevista l’espulsione per quelli che lì si trovano – i ragazzi inglesi dovranno tornare a fare i camerieri invece che, come accade oggi, sedersi ai tavoli dei ristoranti ed essere serviti dai loro coetanei italiani in cerca di avventura. C’è da sperare che tra i giovani sudditi di Sua maestà ci siano volontari a sufficienza, altrimenti l’alternativa sarà chiudere i pub e affidarsi alle macchinette automatiche di bevande e pasti freddi, che però qualche lavoratore «non qualificato» dovrà alimentare e quindi si torna al punto di partenza: i ragazzi inglesi dovranno o servire il caffè o riempire i distributori di caffè. Di qui non si scappa.

A pensarci bene non è un dramma. Io da ragazzo, prima di fare il giornalista, per mantenermi ho fatto tanti lavoretti «non qualificati», sia pure sul patrio suolo: benzinaio, fattorino, mozzo sui battelli del lago di Como. Per questo non sono morto, anzi ho imparato a lavorare, cosa che poi mi è tornata molto utile nella professione definitiva.

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