Renzi sposta la sfida: governo istituzionale per le riforme ed elezione diretta del premier

Il sindaco d’Italia

A Porta a Porta, ovviamente, Renzi non la mette così. Ma dice: «Siccome non si può andare avanti impantanati nella palude, faccio un appello a tutte le forze politiche. A Zingaretti, a Di Maio, a Crimi, a Conte, a Berlusconi, Meloni e Salvini. Mettiamoci d’accordo per eleggere il sindaco d’Italia». Con tutto quel che comporta: addio alla bozza di riforma elettorale proporzionale alla quale la maggioranza stava lavorando e porte aperte a quel doppio turno, che prima di Renzi era un cavallo di battaglia del Pd. In trasmissione viene chiesto al leader di Italia viva se questo in realtà non sia un metodo per disfarsi di Giuseppe Conte, quel Conte che, sottolinea l’ex premier con una certa malizia, «prima era a capo di un governo di un tipo e poi di un altro». Cosa che, ovviamente, con la sua proposta non potrebbe accadere. Ma Renzi nega che il suo obiettivo sia l’attuale inquilino di palazzo Chigi: «Per fare questa riforma ci sono due modi. Modello patto del Nazareno, per cui Berlusconi non votava le mie leggi ma c’era solo un patto istituzionale per cambiare le regole, o modello governo Maccanico, ossia è l’esecutivo stesso a essere istituzionale». In trasmissione, ovviamente, il leader di Iv non rivela la sua preferenza.

Reddito di cittadinanza

Con Conte Renzi nega di avere problemi personali, però subito dopo gli fa un’altra proposta insidiosa: «Se il premier vuole fare la cura di cavallo all’economia inizi ad abolire il reddito di cittadinanza, che è un fallimento, visto che solo l’1,7 per cento di chi lo percepisce ha trovato lavoro, e metta i soldi per il taglio delle tasse alle aziende». E per far ripartire l’Italia il leader di Iv propone anche l’apertura di cento cantieri con altrettanti commissari per sveltire le lunghe procedure burocratiche.

Sfiducia a Bonafede

Renzi rilancia anche sulla giustizia: se non verrà cancellata la riforma della prescrizione entro Pasqua, Italia viva presenterà una mozione di sfiducia: «Penso proprio che andrà così, anche se voglio essere ottimista e confido nel buon senso. Ma noi non possiamo cambiare idea e diventare giustizialisti, io non farò mai la sesta stella, non morirò grillino e non capisco perché il Pd insegua il Movimento 5 stelle». E a questo proposito Renzi spiega che non è stato lui a cambiare idea: «Sono gli altri che mi dicono o è così o è Pomì, io sulla prescrizione ho semplicemente riproposto la riforma Orlando, che non era renziano nemmeno quando ero segretario del Pd». E sulla giustizia il leader di Iv si toglie un altro sassolino: «Io la legge sulle intercettazioni non l’avrei mai votata, ma il governo ha messo la fiducia».

CORRIERE.IT

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