Piazza Affari “resiste” al virus e chiude il gap con la crisi del 2008

di Cheo Condina ed Enrico Miele

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I timori da coronavirus costringono alla prudenza le Borse europee ma Piazza Affari durante la seduta riesce lo stesso a toccare i massimi dalla crisi dei mutui subprime del 2008. L’allarme globale sul virus, infatti, fa volare a gennaio l’inflazione in Cina e manda in rosso i listini mentre Milano si è mossa in controtendenza tornando a tratti ai livelli che non si vedevano da 12 anni (in pratica da prima dell’esplosione della crisi dei mutui subprime e il successivo fallimento Lehman). Il FTSE MIB ha chiuso così con un mini-rialzo dello 0,12% arrivando nel corso della seduta a un massimo di 24.585 punti per poi ripiegare leggermente a 24.507. A spingere al rialzo il listino è lo sprint di Exor che guadagna il 4,1% dopo aver confermato le trattative per vendere PartnerRe ai francesi di Covea con l’ipotesi di una plusvalenza che apre la porta a future operazioni. Bene anche Nexi (+3,5%) con l’Ipo di Sia che dà il via al risiko nel settore in vista di possibili consolidamenti. Il fondo del listino, però, resta targato Agnelli: Cnh Industrial (-2,2%) con le prospettive 2020 che non convincono gli analisti e Fiat Chrysler Automobiles (-1,8%) che segue al ribasso il resto del comparto europeo dopo la conferma che Volkswagen rinvierà la riapertura degli stabilimenti cinesi. Tra le banche tiene Ubi Banca (+0,64%) che chiude con un utile netto nel quarto trimestre sopra le attese.

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