«Renzi boy scout di Licio Gelli». E ora Piero Pelù paga 20 mila euro all’ex premier e chiede scusa

di Claudio Bozza

«Renzi boy scout di Licio Gelli».  E ora Piero Pelù paga 20 mila euro all'ex premier e chiede scusa

Ventimila euro (con scuse). Tanti ne pagherà Piero Pelù al concittadino Matteo Renzi, che aveva appellato come «il non eletto e boy scout di Licio Gelli», al concerto del Primo maggio a Roma, nel 2014. L’allora premier, da poco a Palazzo Chigi, lasciò correre. Ma il nome dell’ex frontman dei Litfiba finì in una sorta di lista nera nella quale Renzi ha progressivamente appuntato, con il supporto di un team di avvocati, i nomi di tutti coloro dai quali si è sentito diffamato durante la sua attività politica.

Così, svestiti i panni di premier e varata la scissione dal Pd, in veste di senatore semplice di Italia viva, Renzi ha fatto scattare una raffica di querele, in sede penale e civile (qui tutto l’elenco), ciascuna delle quali accompagnata da ingenti richieste danni. E nel mirino è finito anche Pietro Pelù (detto Piero), fresco del quinto posto a Sanremo con Gigante.

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