Egitto, studente Unibo arrestato e torturato. “Istiga al terrorismo”

di FEDERICA ORLANDI

Bologna, 9 febbraio 2020 – Arrestato perché “incita a manifestare senza permesso del governo per diminuirne il prestigio”, perché “incoraggia a rovesciare il governo” e “usa Facebook per disturbare l’ordine pubblico”.

Ma anche perché “promuove la commissione di un crimine terroristico e promuove l’uso della violenza”. Sono le accuse che la polizia egiziana rivolge a Patrick George Zaki, ricercatore di 27 anni iscritto dall’inizio dell’anno accademico (settembre scorso) a un master dell’Università di Bologna sugli Studi di genere e sulle donne. E collabora con un’organizzazione non governativa, in Egitto, che si batte per difendere i diritti umani, la Egyptian Initiative for Personal Rights. Patrick era appena atterrato all’aeroporto del Cairo, giovedì sera, per tornare nella sua città, Mansura, e trascorrere qualche giorno di vacanza con la famiglia dopo i mesi di studio sotto le Due Torri. Ma ad attenderlo ha trovato la polizia egiziana, che lo ha arrestato e interrogato. Il mandato di cattura è del 2019, ma lo studente non ne sapeva nulla. “Per 24 ore di lui si è persa ogni traccia”, denunciano Amnesty International, tramite il portavoce Riccardo Noury, e la ong Eipr. “Non ha potuto contattare la famiglia, né un avvocato. Probabilmente è stato torturato, anche con l’elettrochoc, come è diffuso negli interrogatori in Egitto”, spiega Noury.

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