Ora la morte arriva per posta: il business dei pusher online

Marco Vassallo

Lo spaccio è cambiato. I pusher sono cambiati. Addio ai vicoli bui delle città e ai parchetti della periferia. Ora si celano dietro le applicazioni dei cellulari e hanno nickname.

Dalla strada al mondo digitale

Gli spacciatori sono diventati digitali (e in un certo senso anche le droghe): viaggiano veloci in rete e sono introvabili.

È vero, esistono situazioni analogiche come il boschetto di Rogoredo, mix letale di degrado e sostanze stupefacenti, dove la morte, declinata nelle sue forme chimiche, passa ancora di mano in mano. Vecchia scuola. Ma c’è un mondo ancora più inquietante, di cui pochi parlano: Telegram, un servizio di messaggistica istantanea usato principalmente dai giovani. E che garantisce un punto di forza prezioso. Nel sito ufficiale, gli sviluppatoti scrivono: “Nessun governo o insieme di governi con la stessa mentalità può ostacolare la privacy e la libertà di espressione delle persone. A oggi, abbiamo divulgato 0 byte di dati a terzi, inclusi i governi”. In poche parole a-no-ni-ma-to. O paradiso della privacy. Ed Eden per quelli che si sono riversati nel sistema di chat e lo adoperano per eludere la legge.

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