Coronavirus, blindato l’istituto per le malattie infettive «Spallanzani». I turisti erano stati anche a Milano

E così la prima notte dopo la scoperta del contagio nella Capitale, con il sospetto di altri casi — soprattutto fra i circa 40 turisti cinesi bloccati al casello autostradale di Cassino, nel Frusinate, dalla polizia che li ha poi scortato il loro pullman fino a Roma —, lo «Spallanzani» è blindato. Cancelli chiusi, guardie giurate della Mondialpol davanti all’ingresso e nel gabbiotto. La sbarra si alza solo al passaggio in entrata o in uscita di qualche ambulanza.

L’attività è continua, perché il flusso dei mezzi di soccorso è regolare. In alcuni casi si tratta proprio di trasporto pazienti sospetti, che potrebbero aver contratto il virus nella Capitale o anche in provincia. Si parla ad esempio di un muratore romeno che lavorerebbe in un hotel del centro, forse proprio quello dove alloggiavano i coniugi cinesi – per ora una sorta di «pazienti zero» per l’Italia —, che all’ospedale di Tivoli avrebbe manifestato sintomi sospetti. Niente di confermato, anche se proprio in via Portuense, nel complesso che confina con quello enorme dell’ospedale San Camillo-Forlanini, e dove in passato è stata affrontata l’emergenza Aids, si è insediato il principale centro di comando nella lotta al coronavirus sul territorio italiano. Qui ormai da giorni, diversi cittadini cinesi residenti a Roma o anche solo di passaggio, ma su consiglio di qualche parente, si sono presentati negli ambulatori per sottoporsi volontariamente ai controlli per verificare che non fossero stati infettati dalla malattia. E sempre qui vengono portati cittadini e turisti considerati a rischio.

È toccato a marito e moglie, poi ai connazionali della loro stessa comitiva, con il medesimo tour operator, e forse oggi a un altro gruppo di visitatori. Ma ci sono anche altre persone. Il riserbo è massimo, come il silenzio che c’è di fronte all’ingresso dell’ospedale. Ma è solo una calma apparente, perché si percepisce che la guerra è solo all’inizio. Tuttavia il contrasto alla malattia e alla sua propagazione, che si teme rapida visto che i coniugi sono rimasti in circolazione per otto giorni in luoghi potenzialmente molto affollati come quelli turistici, passa anche per un lavoro di intelligence per rintracciare il maggior numero di persone che potrebbero essere entrate in contatto con loro. In questo la collaborazione delle forze dell’ordine è fondamentale, perché solo così, con un meticoloso lavoro d’indagine, si possono ricostruire tutti gli spostamenti e capire come, dove e quando, chi ha contratto il virus ha incontrato persone sane. Insomma una corsa contro il tempo, mentre la notte fuori dallo «Spallanzani», off limits per chiunque, scorre veloce. Si attende l’alba, e il primo bollettino medico annunciato per descrivere agli italiani le condizioni di salute dei due turisti cinesi. Da qui infatti non passano solo ambulanze, ma anche le notizie che potrebbero segnare i prossimi giorni.

CORRIERE.IT

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