Dalla citofonata a Bibbiano: quei passi falsi di Salvini

Stefano Zurlo

Si é fermato davanti alle torri di Kenzo Tange come Napoleone davanti a quelle del Cremlino: quei palazzi restano il regno di Stefano Bonaccini e adesso Matteo Salvini dovrà riflettere inevitabilmente sugli errori compiuti.

E sulla linea adottata: quei toni duri, ruvidi, talvolta grevi che hanno calamitato più del 30 per cento degli elettori emiliani e romagnoli ma non hanno sfondato in quell’area moderata, con una sensibilità vicina alla sinistra, a cavallo degli schieramenti.

Difficile fare i conti in assenza di controprova, ma citofonare a casa della famiglia tunisina al Pilastro, per chiedere notizie sullo spaccio, può aver allontanato molte persone tentate dalla rottura con una tradizione che durava da sempre. Nessuno naturalmente può negare il degrado e i problemi di un quartiere della periferia bolognese, ma l’incursione teatrale, un tanto al chilo, deve aver messo a disagio chi non ne poteva più di un sistema di potere antiquato e a tratti soffocante ma non ha trovato un’alternativa concreta, agile e lontana da una retorica da palcoscenico.

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