Di barconi e di mutande

Alessandro Sallusti

La serietà e l’affidabilità di un sistema si misurano dalle piccole cose. E allora mi chiedo: la giustizia che ha toppato sulle mutande del vigile di Sanremo presunto assenteista e furbetto del cartellino ieri assolto con formula piena perché il fatto non sussiste è la stessa che ha chiesto, e ieri ottenuto dal Senato, di processare l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini (caso Gregoretti) per sequestro di persona, terremotando la politica e la democrazia? Siccome purtroppo la risposta è: «sì, è la stessa», significa che ci hanno ridotti davvero tutti in mutande.

Sono in mutande Pd e Cinque Stelle, che pensavano di processare sì Salvini ma, per non trasformarlo in martire di libertà, solo dopo le elezioni in Emilia-Romagna (per questo ieri non hanno partecipato al voto sul modello Ponzio Pilato). Ma per certi versi è in mutande anche Matteo Salvini, che ieri, votando contro se stesso per drammatizzare gli ultimi giorni di campagna elettorale, se perde le elezioni rischia ora davvero di essere condannato e mettere così fine alla sua brillante carriera politica. E sono rimasti in mutande pure i magistrati, che dopo aver diffuso al mondo le foto del presunto mostro dei furbetti del cartellino men che in déshabillé senza fare le opportune verifiche (e rovinando la vita a lui e alla sua famiglia) ora devono rimangiarsi tutto.

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