Trasformisti, riciclati e “travestiti” alla carica per un seggio in Calabria

Trasformisti all’arrembaggio. C’è di tutto nelle liste del centrodestra in Calabria: ad esempio, c’è chi da Rifondazione comunista in un amen si è ritrovato nel centrodestra. E’ Vito Pitaro, di Vibo Valentia, un trascorso da consigliere comunale del fu partito fondato da Fausto Bertinotti, e oggi folgorato da Jole Santelli, che della raccolta indifferenziata di personale politico ne ha fatto uno dei punti del programma. Con un dettaglio di non poco conto: Pitaro è finito nelle carte della mega inchiesta “Rinascita-Scott” (anche se non risulta nel registro degli indagati ndr.), condotta dal Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ha travolto la regione con 334 arresti denunciando la commistione fra politica, massoneria e ’ndrangheta. Si tratta insomma di comparse e figuranti per la gioia dell’eterna farsa politicante. Dove essere campioni del trasformismo o possedere nel curriculum un’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa rappresenta una nota di merito. Ecco allora voltagabbana di professione, riciclati, pluri-indagati, e poi i “travestiti”, una nuova categoria della politica calabrese, vale a dire chi è in lista al posto dei loro padrini politici.

Si comincia da questi ultimi che sono la novità di questa folle campagna elettorale. Orlandino Greco, natio di Castrolibero (in provincia di Cosenza), classe ’71, una laurea in ingegneria civile, formatosi nel Fronte della Gioventù, ma poi entrato nelle logiche locali al punto da farsi eleggere sindaco del suo Paese fino al grande salto al consiglio regionale con la lista “Oliverio Presidente” con oltre 7 mila preferenze. Dopo questa escalation, Greco finisce nella black list di Pippo Callipo. Il motivo? Il re del tonno, nonché candidato governatore del centrosinistra, fa il repulisti di indagati e condannati. Peccato che “Orlandino” da Castrolibero è finito sotto i riflettori della Dda di Catanzaro per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa i successi elettorale di Greco sarebbero stati ottenuti grazie al sostegno di denaro ricevuto dalla cosca guidata da Michele Bruni, alias “Bella Bella”, e dal clan “Rango-Zingari”. Va da sé che Greco non ci sta, batte i pugni,”quali sarebbero queste colpe?”, si sgola davanti ai cronisti locali. Ma non c’è niente da fare. E’ fuori. Punto.

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