Pressing sulla Consulta

Le coincidenze, in politica, raramente esistono. C’è una logica nelle cose. In questo caso la logica che unisce fatti, apparentemente, senza un nesso comune è il grande pressing sulla Corte Costituzionale, che il 15 gennaio, si riunisce per decidere l’ammissibilità del referendum abrogativo sulla legge elettorale, il cosiddetto “referendum Calderoli”. Se la Corte darà il via libera, gli italiani voteranno per eliminare dal Rosatellum la quota proporzionale con le liste bloccate. Detta in sintesi: in caso di vittoria del sì l’Italia diventerebbe come il Regno Unito, dove si eleggono tutti parlamentari in collegi uninominali.

Bene, torniamo ai fatti, che coincidenze non sono. Il primo, proprio oggi, è che è stato rinviato il deposito in Cassazione delle 64 firme necessarie per chiedere l’altro referendum, questa volta confermativo, sul taglio dei parlamentari. Il senatore di Forza Italia, Andrea Cangini,, ha spiegato che “quattro parlamentari hanno chiesto di ritirare la firma, mentre altri hanno chiesto di aggiungerla”. Sarebbero otto i parlamentari di Forza Italia, che hanno cambiato idea, proprio mentre si stava chiudendo il verbale provocando così uno slittamento dei tempi (le firme dovrebbero essere depositate entro il 12). E, nelle ore successive, è accaduto che il dubbio ha assalito un numero crescente di parlamentari che, inizialmente, avevano firmato sicuri che il referendum avrebbe allungato la legislatura.

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