Le basi attaccate in Iraq: «Sono stati i Patriot a salvare gli italiani»
di Lorenzo Cremonesi. inviato a Bagdad
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«Sono stati i missili antimissile Patriot americani a salvare la zona dell’aeroporto di Erbil, dove stanno le basi di parte della coalizione internazionale. I soldati americani erano l’obiettivo dei missili balistici iraniani. Ma anche quelli italiani avrebbero potuto rimanere vittime». Quello che è forse il capitolo più drammatico per gli italiani del racconto relativo all’attacco missilistico iraniano ieri mattina alle 2 (mezzanotte in Italia) contro le basi e gli interessi americani in Iraq ci viene spiegato da Raed Abu Ayman, giovane interprete residente a Erbil, che in passato ha lavorato con i militari italiani e oggi è impiegato in loco da un’organizzazione umanitaria di Roma. «Come ben sapete, la base americana si trova a meno di 500 metri da quella italiana. Noi in città abbiamo udito nettamente il rombo della partenza dei Patriot americani, almeno due, se non tre. Subito dopo il missile iraniano è caduto in pezzi a una distanza di circa uno o due chilometri dal perimetro della base italiana», racconta. Una versione che viene ascoltata con un frettoloso «no comment» dai portavoce militari sia italiani che dell’intera coalizione internazionale.
In verità, è dalle ore appena seguenti il blitz americano sei giorni fa contro il leader iraniano delle brigate Quds, Qassem Soleimani, e il dirigente delle milizie sciite irachene pro-Teheran, Abu Mahdi al Mohandes, che i vertici militari italiani si sono adeguati all’ordine dei comandi americani di evitare contatti con i giornalisti.
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