Ucciso il boia iraniano E il governo tentenna

Alessandro Sallusti

È notte quando Donald Trump rompe gli indugi e dà il via libera a una operazione preparata con cura, l’uccisione di Qassem Soleimani, generale iraniano e numero due del regime di Teheran.

Non stiamo parlando di un avversario politico ma di un uomo ritenuto, con tanto di prove, il più pericoloso esecutore delle trame terroristiche in tutto il Medio Oriente e di quelle contro l’Occidente. Il suo esercito personale, un reparto speciale del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, era inserito nella lista nera delle Nazioni Unite e ritenuto dal governo americano una forza di supporto al terrorismo islamico. Di recente disse di Trump: «Presidente, ti avverto: siamo vicini a te in luoghi che tu non puoi immaginare».

Questo lungo preambolo per dire di chi stiamo parlando, cioè di un macellaio di guerra – a un passo da avere la bomba atomica e per la cancellazione di Israele – responsabile direttamente e indirettamente della morte di centinaia di migliaia di persone e poco oggi importa che per interesse personale abbia aiutato le forze occidentali a distruggere lo Stato dell’Isis.

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