La Brexit avrà conseguenze per tutti

“Per chiunque creda nell’allargamento, è importante raggiungere un accordo sul nuovo bilancio a dicembre. La Gran Bretagna crede nell’allargamento; noi siamo favorevoli all’allargamento; noi crediamo che l’introduzione di questi nuovi paesi abbia già fatto la differenza sulla via del progresso per l’Unione Europea”.

Queste parole furono pronunciate da un capo di Governo, per di più presidente a turno dell’Unione: il primo ministro di Sua Maestà britannica, Tony Blair, durante una visita in Ungheria nel 2005 (ed è significativo che quel Paese che le abbia dimenticate). “Il mancato raggiungimento di un accordo durante la presidenza britannica sarebbe –  aggiunse Blair – un vero tradimento nei confronti degli interessi dei paesi come Ungheria. E non solo nei confronti loro, ma anche nei confronti del mio stesso paese, perché andrebbe contro la costruzione di una moderna e forte economia europea. Perché la crescita di questi paesi darà lavoro e prosperità anche agli altri paesi, come la Gran Bretagna”.

Evidentemente sono intervenuti parecchi cambiamenti, nel Regno Unito e nella Ue, se oggi l’elettorato ha scelto la Brexit, come se volesse chiudere con la sola soluzione possibile un dibattito che ha stremato per anni la politica britannica. Del resto, non vi era alcuna alternativa credibile in campo? Il Labour di Jeremy Corbyn,  non aveva una posizione esplicita sulla questione europea (affidata ad un’ulteriore trattativa e ad un successivo referendum), mentre il  suo programma elettorale  (che evocava la mistica del ‘’libretto rosso’’), se attuato in caso di vittoria, avrebbe fatto rinascere nell’Unione europea un clone della ex Ddr.

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