“Effetti dirompenti sui processi”. Intervista ad Antonio D’Amato, togato del Csm

Antonio
Antonio D’Amato

“Dirompente”. È la parola che più volte ripete il consigliere “togato” del Csm Antonio D’Amato, in questa sua intervista all’Huffpost. Originario di Torre del Greco, inizia il suo percorso a Palmi, dove procuratore è Agostino Cordova. Poi lo segue a Napoli, dove, negli anni di Tangentopoli, è nel pool che si occupa di uno dei filoni più importanti della Mani Pulite napoletana, quello sulle tangenti nel settore della sanità. Da sempre esponente della corrente di Magistratura Indipendente, non è mai stato vicino a Cosimo Ferri. Alle scorse elezioni suppletive del Csm è risultato il primo degli eletti, superando in termini di voti Nino Di Matteo. All’HuffPost affida il suo allarme sull’entrata in vigore della norma Bonafede sulla prescrizione: “Senza interventi sulla ragionevole durata del processo, il processo diventa una pena preventiva ai danni dell’imputato. Occorrono interventi di ampio respiro”. E sul clima e sulla filosofia che ispira alcune norme del Governo dice: “La voglia di manette non è mai un bene. Non è con la forca che si rimette in sesto un paese. Ciò che invece serve è una giustizia che funzioni”.

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