Non tutto può essere libertà di pensiero

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di   Gian Antonio Stella

«Si crede che i negazionisti esprimano un’opinione: essi perpetuano il crimine. E pretendendo d’essere liberi pensatori, apostoli del dubbio e del sospetto, completano l’opera di morte. Occorre una legge contro il negazionismo, perché esso è, nel senso stretto, lo stadio supremo del genocidio». Tredici anni fa, proprio sul Corriere, Bernard-Henri Lévy spiegò come meglio non si poteva perché certe parole, come quelle scritte sulla sua pagina facebook da Emanuele Castrucci siano così immonde da essere indifendibili e men che meno «assolte» appellandosi, come ha fatto il professore di filosofia dell’università di Siena alla libertà di pensiero o addirittura alla Costituzione. Nata proprio dalla democrazia riconquistata dopo la guerra a Benito Mussolini e al suo sodale Adolf Hitler che oggi il docente nero difende. Quelle schifezze scritte da Castrucci schierandosi dalla parte del Führer («Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano dominando il mondo», cioè gli ebrei) possono però fare ribrezzo, ma non stupire.

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