Tre uomini e una farsa

conte di maio e
conte di maio e salvini

In quest’orgia di parole, ricorriamo alle immagini. Ecco la prima: Giuseppe Conte, solito eloquio pomposo e ridondante, tra inglesismi, latinismi, e citazioni di commi e cavilli, utilizza la sua arringa per parlare a nuora (Salvini), perché suocera (Di Maio) intenda (leggi qui). Più volte, seduto alla sua destra, il ministro Gualtieri applaude. Mai lo fa, seduto alla sua sinistra, il capo dei Cinque stelle, che oggi chiede modifiche a quel Mes su cui tacque allora, ai tempi del governo gialloverde. Momento topico. Sentite qui l’avvocato del popolo, avvocato di due governi opposti, in definitiva avvocato di se stesso, sempre innocente con buona pace del principio della responsabilità politica del governo nella sua collegialità: “Come risulta da convocazioni formali, numerose sono state le riunioni in cui ministri, vice e sottosegretari si sono confrontati su questa materia”. La suocera, imbarazzata, tace. Borghi gli urla in faccia: “Di Maio, dimettiti”.

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