Mes, Conte attacca Salvini: «Irresponsabile, crea allarme tra i cittadini». Ma è gelo con Di Maio

Insomma più pesante di così, contro Salvini e Meloni, Conte non poteva essere. Ma il suo intervento è anche qualcosa di più: è una difesa a spada tratta del Mes per come è stato negoziato. E anche per questo Roberto Gualtieri annuisce continuamente: ogni concetto esposto da Conte vale un cenno con la testa, un assenso, come se alla destra ci fosse il Pd intero, mentre alla sinistra del premier invece Luigi Di Maio è una statua di marmo, dopo l’intervento va via senza salutare, evidentemente si è sentito chiamato in causa: il premier attacca la Lega, ma nelle parole e nei 20 allegati che ha portato con sé c’è anche la storia della sintonia grillina sul Mes, dunque parla a nuora perché suocera intenda.

Il gelo fra il premier e Di Maio è quasi palpabile, il leader dei 5 Stelle non applaude nemmeno una volta, nemmeno quando lo fanno, timidamente, i suoi deputati. Appena termina di parlare, Conte si volta verso Gualtieri, riceve le congratulazioni, alla sua sinistra nemmeno si gira, ha capito l’antifona, il discorso non è stato gradito da Di Maio, perché di accenni indiretti al leader dei 5 Stelle, o ai suoi ministri, l’intervento del premier è pieno zeppo: perché se il leader grillino dice che ci vogliono delle correzioni al Mes e che non vuole firmare «nulla al buio», Conte sciorina le date e gli incontri, i Consigli dei ministri, in cui nessuno del M5S, non solo i leghisti, negli scorsi 12 mesi, ha mai alzato un dito. «È stato spalmato sul Pd», dirà stizzito Di Maio, che non andrà in Senato. «Preoccupati dalle fibrillazioni degli alleati», replicano fonti dem. Conte a fine giornata prova a ricucire, ma Di Maio riunisce i ministri prima del Cdm e la storia del Mes da correggere va avanti. Così come l’ipotesi di un asse in chiave elettorale fra Conte, Zingaretti e Grillo, con Di Maio depotenziato.

CORRIERE.IT

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