Casini spodesta Luigino dalla Farnesina e libera due oppositori al regime di Maduro

Massimiliano Scafi

Roma – Ciao ciao Di Maio. Prima, in ambasciata, l’incontro affettuoso con Juan Guaidò, presidente dell’Assemblea nazionale venezuelana e leader dell’opposizione al regime chavista.

Poi, a Palazzo Miraflores, il faccia a faccia «franco» e un po’ brusco con Nicolas Maduro. «Le spiego la mia posizione». «Si risparmi la voce, so bene come la pensa. Ho seguito in Tv il dibattito in Italia». «D’accordo, allora parliamo di interventi umanitari. Se davvero volete il dialogo, dimostratelo». Infine, la svolta: dopo un’altra notte di trattative, il ritorno a casa assieme a Mariela Magallanes e Americo De Grazia, i due deputati che da sei mesi si erano rifugiati nella nostra legazione. Missione compiuta, aperto uno spiraglio, un successo per la Farnesina. Luigi Di Maio? No, lui non c’entra: a realizzare questo capolavoro diplomatico è stato Pierferdinando Casini.

Dunque, il ministro ombra meglio dell’ombra del ministro. Il capo politico dei Cinque Stelle, troppo impegnato a bombardare il governo di cui fa parte e a polemizzare con i Benetton, ha lasciato il campo all’esperto senatore centrista eletto con il Pd. E per fortuna Di Maio era distratto con altre questioni e non ha potuto fare danni, visto che M5s è uno dei pochi partiti occidentali a non essersi schierati con Guaidò. Casini, presidente dell’Unione interparlamentare, ha preso il suo posto e si è così sobbarcato il difficile compito di liberare i due deputati dell’opposizione. Alla Magallanes il tribunale supremo di giustizia aveva tolto il passaporto e l’immunità.

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