Il Paese dei balzelli. La giungla oscura del fisco

di RAFFAELE MARMO

L’ultima querelle su tasse, pignoramenti e dintorni non è altro che la conferma di quanto il fisco sia nel nostro Paese un nervo scopertissimo. Al punto che riesce complicato analizzare le misure nel merito perché, come si accenna a qualcosa che abbia a che fare con i tributi e, addirittura, anche solo con i meccanismi di riscossione, scatta immediata la sensazione di sentirsi braccati e beffati.

Ora, si potrebbero aprire dibattiti a non finire sul livello dello spirito civico di noi italiani e, dunque, sul nostro conseguente tasso di responsività fiscale. Ma non è questo il punto.
Il punto è che, anche senza scomodare la memoria dei famigerati «modelli lunari», il fisco italiano rimane tra le giungle più oscure e impervie nelle quali ci si possa infilare. Quando ci si ha a che fare, scatta subito il timore, anzi il terrore, di sbagliare a ogni casella compilata, a ogni calcolo effettuato, a ogni rigo superato. Non parliamo poi del momento in cui troviamo nella cassetta della posta una lettera degli uffici tributari: attimi di panico incosulto s’impossessano di noi.

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