L’ex ministra Trenta e il marito pagavano 141 euro d’affitto per la casa

La rinuncia

Sono le 9 di ieri quando Trenta si arrende e parla anche a nome del coniuge, il maggiore dell’esercito Claudio Passarelli: «È tutto regolare, ma mio marito ha comunque presentato un’istanza di rinuncia per l’alloggio. Traslocheremo». A Radio24 aggiunge: «Nulla ci fa sentire in imbarazzo, lo facciamo per salvaguardare la serenità della famiglia, spero che questo atto di amore serva a tacitare la schifezza mediatica che è caduta su di me». Poi affronta il problema con il Movimento. Domenica aveva detto di aver «spiegato a Di Maio come stanno le cose», ora si sfoga: «Non sono stata trattata bene, ma nei valori del M5S ci credo, non ho nessuna intenzione di lasciare il Movimento. Mi è dispiaciuto che, prima di parlare e giudicare, nessuno mi abbia chiamata per chiedermi come stanno le cose. La mia faccia è pulita, non smetterò di fare politica e di essere del Movimento. Ma forse una pausa di riflessione me la prendo, non ho deciso nulla». E sul suo rapporto con il capo politico — al quale si era proposta come uno dei dodici «facilitatori» — aggiunge: «Credo che Di Maio, con cui ho parlato, abbia capito le mie ragioni. Io sono un militare e so che prima di comandare le persone ci si parla, so che un comandante difende i propri uomini».

La procedura

A questo punto saranno l’indagine amministrativa avviata dallo Stato maggiore e quella della Procura militare a dover stabilire se la procedura sia stata corretta. Quanto accertato finora dimostra che sono bastate poche ore per avere la certezza che l’assegnazione sarebbe stata trasferita dalla moglie al marito. Il 5 settembre, giorno delle dimissioni del governo Conte, ha segnato l’uscita dal dicastero di Trenta. Nemmeno 24 ore dopo il marito è stato infatti nominato aiutante di campo del segretario generale della Difesa. Trenta — così come prevede la legge — aveva 90 giorni per liberare l’alloggio e tornare nel proprio appartamento al quartiere Pigneto. Invece il 2 ottobre la pratica è stata chiusa e le carte relative a quella stessa casa sono state intestate a Passarelli. Secondo la versione fornita dallo Stato Maggiore «Passarelli aveva dichiarato di possedere un immobile a Roma e un altro a Campobasso che ai fini dell’assegnazione non rappresentava motivo ostativo perché il personale titolare di alloggio Asi può usufruire di un appartamento di servizio pur disponendo di proprietà alloggiativa nella stessa circoscrizione».

Il prezzo mensile

Spetterà ai magistrati accertare se davvero questo iter sia legittimo, se possano esserci stati favoritismi. La Difesa stabilirà invece se Passarelli abbia diritto a un nuovo alloggio di servizio. Di certo rimane che la cifra pagata ogni mese dalla coppia è ben inferiore a quella comunicata pubblicamente dalla ex ministra. E anche questo sarà sottolineato in Parlamento. Secondo quanto risulta alla Difesa «il canone mensile è di 141,76 euro mentre vengono versati 173,19 euro per l’utilizzo del mobilio». Totale 314,95 euro, arredamento compreso.

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