Roma, la truffa del palazzo venduto al Vaticano con i soldi di Enasarco

È il 2013 quando il vicepresidente della Fondazione Enasarco Andrea Pozzi si dimette denunciando una gestione opaca dei soldi, soprattutto riguardo ad alcuni investimenti. Pozzi si concentra in particolare sull’utilizzo di «veicoli con sede in paradisi fiscali come le Mauritius senza che ne sia stata fatta comunicazione a Bankitalia». E poi sottolinea le «criticità dei fondi Athena», proprio quelli che hanno finanziato la società Time and Life di Mincione. Si tratta di 185 milioni di euro. All’epoca si era detto che una ventina di milioni erano stati persi puntando sulle azioni del Monte dei Paschi di Siena, altri 140 milioni erano stati invece utilizzati per la scalata alla Banca Popolare di Milano. In realtà, si scopre adesso, 25 milioni Mincione li usa per comprare il palazzo a Londra.

La perizia su Athena

Esiste una relazione del 2012 che riguarda proprio «la ristrutturazione dei Fondi Athena detenuti da Enasarco», in cui appaiono evidenti le preoccupazioni dei vertici relativi ai rapporti con Mincione. Il documento è firmato dal professor Mario Comana, si occupa della possibilità di ristrutturazione del debito che Mincione ha con Enasarco e si dilunga su quell’investimento relativo a 60SA «nickname dato all’immobile londinese». In uno dei passaggi l’esperto specifica che «dalle informazioni ricevute dagli incontri svolti con l’Area Finanza dell’investitore si è venuti a conoscenza che l’immobile potrebbe essere soggetto ad un’importante valorizzazione poiché oggetto di un piano di riconversione residenziale».

Corruzione e truffa

Nell’affare viene coinvolto il Vaticano. A investire 200 milioni di dollari sono la prima sezione «Affari Generali» della Segreteria di Stato del Vaticano, Credit Suisse — la banca svizzera gestore dei fondi riservati della Curia, compreso l’Obolo di San Pietro — e le due società di Mincione con sede in Lussemburgo, la holding Wrm e la Athena: Mincione compra il 55 per cento, il fondo vaticano prende il 45 per cento. L’ipotesi formulata dalla Procura di Roma sembra dimostrare che dietro questo affare possano esserci nuove e inedite complicità. Per questo le verifiche si concentrano sull’effettivo ruolo dei funzionari di Enasarco che avrebbero favorito Mincione, ma anche su eventuali legami con alti prelati che potrebbero essere stati coinvolti in altri investimenti dei Fondi Athena.

Finora le verifiche sul palazzo di Sloane Avenue sono state svolte dal promotore di giustizia del Vaticano che si è concentrato sulla destinazione dei fondi messi a disposizione dallo Ior. Adesso si intrecciano invece con l’inchiesta dei pubblici ministeri su Enasarco e riguardano pure i criteri di valutazione dell’immobile per stabilire in base a quale procedura il prezzo dell’immobile sia triplicato nel giro di pochi mesi. E dunque come sia stata ottenuta la lievitazione dei costi, che certamente ha causato un danno patrimoniale alle casse vaticane.

CORRIERE.IT

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