È un test per il Paese, come è stata la Tav

di Dario Di Vico

È un test per il Paese, come è stata la Tav

Lakshmi Mittal

Gli scenari più pessimistici purtroppo sembrano avverarsi. Il fallimento del vertice di ieri tra governo e ArcelorMittal rende ancora più probabile la chiusura o un drastico ridimensionamento della più grande acciaieria d’Europa. Gli effetti sull’economia meridionale sono stati sottolineati dalla Svimez nei giorni scorsi, una perdita che toglierebbe al Sud circa l’1% del suo Pil annuo. Minore attenzione è stata riservata alle conseguenze sul sistema industriale italiano, già alle prese con una congiuntura negativa e alcuni difetti strutturali di funzionamento. Oggi la nostra bilancia commerciale siderurgica è in deficit per circa 3 miliardi di euro, dopo un’eventuale chiusura di Taranto passeremmo di botto a 8 miliardi. Le aziende che utilizzano l’acciaio pugliese sono produttori di auto, di elettrodomestici, di tubi e persino imprese di costruzioni, che a quel punto dovrebbero rivolgersi all’estero e in special modo ai produttori asiatici (cinesi ma anche coreani e giapponesi). Li renderemmo felici, vista la crisi di domanda che imperversa nel business del ferro, ma dovremmo fare i conti con problemi enormi nell’allungamento e nella rigidità dei tempi di consegna delle forniture e nelle modalità di pagamento.

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