Gli anziani non sono un peso

di Ferruccio de Bortoli

Gli anziani in Italia non sono un peso. Si può (e si deve) dare più spazio ai giovani (che in gran parte se ne vanno) senza creare disagi e inutili sensi di colpa a genitori e nonni. Una questione di civiltà. Lo squilibrio tra generazioni è fonte di apprensioni familiari, di inedite tensioni. Giustificate. Lo sguardo lungo è necessario. Invece litighiamo, non solo in occasione della prossima legge di Bilancio, soprattutto su effimere scelte a breve. Investiamo poco, ci assicuriamo di meno, nascondiamo sotto il tappeto le dinamiche inesorabili della nostra società. Se teniamo al futuro delle prossime generazioni dovremmo parlarne di più. E aiutarle per tempo ad affrontare le emergenze dell’invecchiamento della popolazione. Un peso, forse insopportabile, che cadrà sulle loro spalle. Una mina nascosta nel Servizio sanitario nazionale (che deve curare più che assistere) e nei conti dell’Inps. Oggi abbiamo quasi 14 milioni di italiani con più di 65 anni. Secondo l’Istat, nel 2037, in un contesto di popolazione calante, ne avremo 4,5 milioni in più. La percentuale di loro che non sarà autosufficiente è destinata a crescere esponenzialmente. Oggi a 75 anni è del 26 per cento; a 85 anni del 46 per cento. Se leggiamo poi il rapporto Oasi 2018 del Cergas Bocconi, a cura di Francesco Longo e Alberto Ricci, ci accorgiamo che il numero di over 65 con limitazioni funzionali è (dati 2015) di quasi 2 milioni e 900 mila.

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