Luca Sacchi, una vita tra famiglia e palestra. E quei post di solidarietà ai negozianti aggrediti

di Goffredo Buccini

Luca Sacchi, una vita tra famiglia e palestra. E quei post di solidarietà ai negozianti aggrediti

C’è il sangue sulle strisce e la vita tutta attorno. I carabinieri nella notte hanno coperto le chiazze con lo spray bianco, troppo bianco: e adesso quelle macchie candide disegnano quasi la traiettoria del proiettile che ha ammazzato Luca, dall’incrocio tra via Mommsen e via Bartoloni fino al pub John Cabot, il colpo di calibro grosso gli ha passato la testa ed è finito nella vetrina.

A nemmeno cento metri, ora che è mattina, si sentono le vocine e le risate di cristallo dei bambini dell’asilo: ludoteca e scuola d’infanzia di Roma Capitale, municipio VII. Una maestra fa segno di no col dito, da dietro gli scivoli, per fermare intrusioni e domande. E ha ragione. Morte e vita non andrebbero mischiate, le due facce di Roma dovrebbero restare separate, finché si può.

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