Quanto ha pasticciato Conte con l’intelligence?

Nella legge numero 124 del 3 agosto del 2007, che disciplina il “sistema di informazione e di sicurezza della Repubblica”, non c’è un solo rigo in cui, tra i compiti e le funzioni dei nostri servizi, sia prevista una loro collaborazione con il livello “politico” di un governo straniero.

È questa “irritualità” il primo punto che il premier Conte dovrà chiarire nella sua audizione al Copasir: per quali ragioni ha “autorizzato” che ci fosse un rapporto diretto tra il ministro americano Barr e i vertici dei servizi italiani in due occasioni: a Ferragosto, in piena crisi di governo gialloverde, e il 27 settembre, quando era già nato il nuovo governo. È una “omologazione” di due livelli che normalmente restano distinti, come distinte sono un’istituzione che ha una forma di legittimazione popolare (un governo) e apparati di natura “tecnica” preposti alla sicurezza nazionale. Detta con parole semplici: perché il presidente del Consiglio non ha suggerito, di fronte alla richiesta, l’opportunità di un incontro tra i servizi italiani e i corrispettivi americani? O perché non ha suggerito di portare l’incontro sul terreno del governo, facendo incontrare il ministro della Giustizia italiana con quello americano?

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