Gli errori della sindaca. Città ferita, situazione fuori controllo
di RAFFAELE MARMO
“Capitale corrotta, nazione infetta”, titolava L’Espresso a metà degli anni Cinquanta. A ben oltre mezzo secolo di distanza, Roma o, meglio la sua attuale amministrazione grillina, conquista un altro, non certo lusinghiero, primato. Virginia Raggi è riuscita a farsi proclamare uno sciopero generale contro il degrado della città da tutte le sigle sindacali dell’Urbe, da tutte le aziende municipalizzate, da tutti i servizi locali.
Non c’è un precedente analogo, a memoria d’uomo. E questa prima volta, così clamorosa e così inedita, non può certo essere catalogata come un’ordinaria manifestazione di protesta.
La verità è che nella Capitale e nella sua amministrazione si è ampiamente superato il punto di rottura o di non ritorno verso un declino drammatico e violento che non è più solo economico e sociale, ma è addirittura civico e civile. Il passo successivo, che la ribellione sacrosanta delle forze vive e vitali della città punta a denunciare e a evitare, è il baratro verso il cinismo anarchico di un vivere quotidiano calpestato dall’assenza non di atti o di fatti ma addirittura di segnali.
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