Amici inglesi, non vi sopporto più

Cristina Marconi da LONDRA –

“Se vuoi volare, lascia andare via tutto ciò che ti pesa”. Quando anche nella frasetta dei Baci Perugina si legge un evidente riferimento ad una Brexit senza accordo, c’è da riconoscere che qualcosa nella testa ha smesso di funzionare. Nel dubbio apro subito un altro cioccolatino, un po’ per consolarmi della giornata di sole freddo trascorsa a lavorare, un po’ per cercare di capire se sono io che non sto bene: niente, anche lui mi parla di «esuberante libertà», sarà un segno? Dal notiziario BBC giungono voci di velluto a commento della giornata, ma la verità è che non riesco più ad appassionarmi al dettaglio delle singole opinioni, dietro il dibattito politico vedo una società diventata come una ciambella – la mia voglia di dolci non si è placata – in cui manca il centro. Sogno politici con gli occhiali spessi e il completo grigio che dicono parole fumose dall’effetto sedativo, pastori calmi in grado di riportare il gregge in ordine. Una sorta di democrazia cristiana un po’ zen. E invece vedo davanti a me primedonne che speravano di ottenere tutto con il loro approccio aggressivo e che, inevitabilmente, finiscono vittime di rappresaglie. Tutta roba sofisticata da arsenico e vecchi merletti, niente a che vedere con certe scene sguaiate a Montecitorio, ma la sostanza non cambia: il Regno Unito è ingovernabile.  

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