I due Matteo. Così uguali e così diversi

di MICHELE BRAMBILLA

Ieri sera Salvini e Renzi si sono presentati da Vespa che sembravano l’uno la copia dell’altro. Intanto, due Mattei. Erano poi vestiti come fratellini: stesso abito blu e stessa cravatta scura; pure la camicie erano entrambe bianche, e l’unica quasi impercettibile differenza era che una sola era siglata: M. S., con la emme rossa e la esse nera. Tutti e due sono inoltre quarantenni e tutti e due incontinenti nell’eloquio. Ma tutti e due, soprattutto, hanno lo stesso obiettivo: far sloggiare il professor Giuseppe Conte da Palazzo Chigi.
Il Matteo fiorentino, questo intento, lo nega risolutamente: e può darsi che dica il vero. Ma solo nel breve termine: Renzi non è tipo che si veda, nel medio, nei panni del comprimario. Quanto a Salvini, la sua intenzione di mandare a casa l’avvocato degli italiani il più presto possibile la dichiara senza troppi giri di parole.
Che cosa ci ha detto il confronto di ieri sera? Che nonostante tanti discorsi sulla necessità di superare la politica del leaderismo, i partiti personali e così via, la realtà è che siamo da capo: in politica, alla fine, si impongono i carismi. Erano tredici anni che in Italia non andava in onda un duello tra due leader. Il 3 aprile del 2006 a sfidarsi da Vespa furono Prodi e Berlusconi: poi, la stagione dei Monti, dei Letta e dei Gentiloni; anche di Renzi, sì, ma di un Renzi senza un rivale. Poi, era salito l’altro Matteo, il milanese, e il fiorentino era andato in panchina. Ora è tornato il tempo dell’uno contro uno. Perché è possibile che il futuro bipolarismo fra le coalizioni sia quello di un’alleanza Pd-M5S contro un centrodestra. Ma il futuro bipolarismo dei leader sarà – anzi è già ora – quello di Salvini vs Renzi.

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