Studio Cgil: “Crescono gli occupati ma peggiora la qualità del lavoro”

Aumenta il numero degli occupati ma peggiora la qualità del lavoro. Lo rivela uno studio della Cgil che analizza i dati del secondo trimestre del 2019 confrontandoli con con lo stesso periodo del 2018. Diminuiscono le ore lavorate e crescono part-time e contratti a tempo determinato “involontario”, utilizzati da alcune imprese ai fini di competitività di costo. In questo modo cresce “la quota di lavoro povero nell’occupazione”. 

Nel secondo trimestre 2019 il numero di occupati ha superato il livello dell’aprile-giugno 2008 di 283mila unità. E’ cambiata tuttavia in modo sostanziale la composizione dell’occupazione. I dipendenti full-time a tempo indeterminato sono calati nello stesso periodo di -544mila unità, così come calano gli indipendenti (-581mila nel tempo pieno e -51mila nel part-time).

Crescono invece fra i lavoratori dipendenti sia i part-time (+732mila a tempo indeterminato e +385mila a tempo determinato) che i tempi determinati (+726mila in totale, di cui circa il 50% ricompresi nel part-time). “Se si prendono in esame le tipologie di lavoro – afferma la fondazione della Cgil – la qualità dell’occupazione italiana, nonostante la variazione positiva dello stock di occupati, peggiora sensibilmente, anche per le caratteristiche di ‘involontarietà’ che la contraddistinguono”.

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