Il conto del Papeete diventa positivo E spunta un tesoretto

Antonio Signorini

Alla fine il «conto del Papeete» – epiteto poco lusinghiero con quale il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri etichetta l’eredità del precedente governo – non è così male, almeno per quanto riguarda i conti pubblici.

Ieri l’Istat ha messo in fila una serie di dati relativi all’anno in corso. Nel secondo trimestre 2019 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari all’1,1% (1,3% nello stesso trimestre del 2018).

Risultato ottenuto grazie al fatto che nel trimestre le uscite sono cresciute meno delle entrate (le tasse): 2,0% contro 2,5%. Deficit in ritirata «grazie agli interventi del precedente governo», rivendica l’ex viceministro all’Economia Massimo Garavaglia. «Alla fine saremo ricordati come il governo del rigore». Che i conti del 2019 siano un po’ migliori lo dimostra anche la notizia riportata nei giorni scorsi dall’agenzia Bloomberg sullo sblocco del fondo di garanzia sul deficit: 1,5 miliardi di spese ministeriali congelate dall’ex ministro dell’Economia, Giovani Tria, per evitare la procedura di infrazione.

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